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Cercando l'inosservato: Palazzo Pitti

Palazzo Pitti è certamente il palazzo più grande di Firenze, adesso dimora di tesori di inestimabile valore, un tempo dimora dei signori della città, i Medici. Tutti lo conosciamo come la residenza dei Medici, infatti, ma il suo nome, ci svela le sue vere origini. Luca Pitti, acerrimo nemico di Cosimo de Medici, lo fece costruire nel 1441 dall’architetto Luca Fancelli, a testimonianza del potere economico raggiunto dalla famiglia di mercanti.
Un potere che persero proprio a causa di questa grande rivalità con i Medici. A seguito dell’attentato fallito ai danni di Piero il Gottoso nel 1460, infatti, i Pitti caddero in rovina e la costruzione del palazzo si interruppe nel 1465.
Ironicamente, cent’anni dopo furono proprio i Medici a ricomprare Palazzo Pitti, dall’allora proprietario, Buonaccorso Pitti.
Cosimo era infatti in cerca di una nuova abitazione per la sua signora, Eleonora di Toledo, che voleva allontanarsi dall’aria insalubre della città per avvicinarsi ad aree più verdi e lasciare quello che di conseguenza al trasferimento divenne il “Palazzo Vecchio”. Quindi il nuovo palazzo subì un ampliamento tra il 1558 ed il 1570 ma alcuni elementi curiosi rimasero inalterati. Ci sono tante storie legate a questo palazzo, ma quel che vi vogliamo raccontare oggi sono due piccole curiosità che riguardano proprio questi elementi legati alla sua costruzione.
Come dicevamo, Luca Pitti investì molto tempo e denaro in questo grandioso palazzo, che avrebbe potuto contenere al suo interno l’intero palazzo della Signoria; ma non fu il solo che ci mise tutte le sue energie. La costruzione del palazzo richiese tanta fatica da parte di tutti, compresi gli animali. Entrando nel cortile interno, nell’angolo a sinistra, troverete un curioso bassorilievo in marmo, che rappresenta una mula. L’iscrizione al di sopra dice:

LECTICAM LAPIDES ET MARMORA LIGNA COLUMNAS
VEXIT CONDUXIT TRAXIT ET ISTA TULIT

“Con il suo barroccio, con sacrificio, tirò, trasportò pietrame, marmi, legname, colonne.”

Uno dei rari monumenti che siano stati dedicati dai fiorentini ad animali, omaggio ad un’asina che contribuì fino alla sua morte alla costruzione del palazzo; un aiuto tale che al termine dei lavori lo stesso Luca Pitti decise di omaggiarla con questo bassorilievo.

Un’altra piccola curiosità sul palazzo la si può notare proprio sulla sua facciata.
Apparentemente simile a quella di tanti altri palazzi signorili fiorentini, la facciata è decorata con il caratteristico bugnato, lavorazione muraria molto popolare in Italia nel Rinascimento, che prevede l’uso di pietre sporgenti, irregolari e grezze che si riducono di spessore man mano che aumenta l’altezza. Ma tra queste pietre ce ne sono due un po' particolari: due blocchi di dimensioni inusuali, completamente diverse tra di loro; una lunghissima, di 12 metri e l’altra cortissima, che non arriva neanche neanche a misurare 50 cm.
Pare che Luca Pitti abbia voluto inserire quelle due pietre come sberleffo ai suoi rivali. Lui stesso, capo della famiglia Pitti, si identificava con la pietra più grande e pesante, mentre quella piccolina rappresentava i suoi rivali (forse i Medici o gli Strozzi), a parer suo, invidiosi della sua fortuna e del suo successo che gli avevano permesso di costruire un palazzo principesco come quello.

Quindi la prossima volta che andate a Palazzo Pitti, non affrettarti ad entrare subito, ma soffermatevi un poco all’esterno e nel cortile per cercare le pietre "beffarde" e la targa dedicata all'asina. Spesso sono i dettagli più piccoli e trascurati che aggiungono un po' di colore alla storia di un luogo.

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