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Novembre è il mese più crudele: l’alluvione del 1966

Novembre sembra essere storicamente uno dei mesi più piovosi e pericolosi dell'anno a Firenze, come gli avvenimenti passati ci ricordano. Per essere precisi, il 4 novembre sembra essere una data davvero sfortunata. Ogni anno, se ha piovuto molto nei giorni precedenti a questa data, iniziamo a pensare: "E se ...? E se accadesse di nuovo? È già successo prima, dopotutto ... "
Due volte, infatti.

4 novembre 1333: dopo 4 giorni e 4 notti di pioggia implacabile, una devastante alluvione colpì Firenze, spazzando via ponti, incluso Ponte Vecchio, e distruggendo intere aree della città. A quel tempo, senza protezioni per bloccare l'acqua, le conseguenze per Firenze furono catastrofiche.
Ma dopotutto, si è scoperto, anche con le dovute protezioni, la forza dell'acqua non può essere contenuta.

4 novembre 1966l'Arno straripa ancora una volta. Alle due del mattino, il torrente Mugnone inonda l'area intorno al Parco delle Cascine, tra cui l'ippodromo e lo zoo. L'amato cammello, chiamato Canapone, affoga insieme a molti cavalli quel giorno.
Il fiume Arno entra in città, dapprima lentamente; poi gli argini del Lungarno Acciaioli e del Lungarno delle Grazie si rompono e il fiume esonda anche nella zona di Santa Croce. Le sue acque coprono i preziosi volumi della Biblioteca Nazionale con il fango, danneggiano irrimediabilmente il Crocifisso di Cimabue nella chiesa di Santa Croce, si infiltrano nei depositi degli Uffizi, aprono la Porta del Paradiso del Battistero staccando quasi tuttie le formelle realizzate dal Ghiberti e continuano a devastare il centro storico. Furono danneggiati almeno 1.500 opere d'arte, sommersi oltre un milione di volumi e  35 persone morirono tra città e provincia.
All'inizio nessuno capì cosa stava succedendo, poi l'alluvione colpì con forza la città e le persone iniziarono a cercare riparo ai piani più alti delle case, osservando dalle finestre, mentre il fiume invadeva le strade e portava via tutto nel suo passaggio.
Finché tutto va bene, vivere in una città antica come Firenze, è meraviglioso; ma quando le cose iniziano andare a rotoli, letteralmente, portate via dall'acqua fangosa, ti rendi conto di avere molto più che case, automobili e oggetti personali da perdere. Ci sono monumenti e opere d'arte secolari, che non possono essere ricreati una volta distrutti. Inizi a sentire la perdita per quelle cose che hai sempre dato per scontato, e ti senti impotente.

I video e le immagini di quel disastro mostrati nei notiziari, furono uno shock per le persone, che vennero da tutta Italia e da tutto il mondo per aiutare Firenze nel recupero del suo inestimabile patrimonio artistico.
Una mobilitazione senza precedenti. Furono chiamati “angeli del fango”, quelli che si misero a lavoro per salvare dal fango le opere d'arte, i dipinti, le statue, i libri antichi, i manufatti, che costituivano un inestimabile patrimonio per l'umanità.
Molti turisti oggigiorno, potrebbero anche non sapere niente di questo evento, ma Firenze non dimentica. Fu la peggiore alluvione a colpirci da secoli; un'alluvione che lasciò cicatrici nella città e in una vasta parte della Toscana.
Ci riscalda ancora il cuore sapere che così tante persone vennero ad aiutarci a recuperare quei tesori, che altrimenti sarebbero andati perduti. E Firenze, certamente, non dimentica neanche loro.

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