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Caterina de Medici, una donna fiorentina alla corte di Francia

Figlia di Lorenzo di Piero de Medici, duca di Urbino, e nipote di Papa leone X, Caterina de Medici non poteva che essere destinata a grandi cose.

Sebbene rimasta orfana dopo la nascita nel 1519 e messa in convento a otto anni; grazie alle negoziazioni della sua famiglia riuscì ad assicurarsi un futuro da sovrana, quando fu promessa in sposa al figlio secondogenito del re Francesco I di Francia, Enrico II.

All’età di 14 anni partì per la Francia, portando con sé non solo la sua dote, ma anche sarti, gioiellieri, profumieri, l'astrologo di fiducia e un gran numero di cuochi, fra i migliori di Firenze.

 

Proveniente da una famiglia di banchieri, grassottella, bruttina e con gli occhi a palla caratteristici di casa Medici, Caterina non venne accolta a braccia aperte dalla corte francese. Anche il futuro re di Francia, Enrico II, che era un bel giovanotto, rimase deluso dal suo aspetto, ed il loro matrimonio non fu affatto felice.

Mentre Caterina si era davvero innamorata di Enrico, lui la trascurava, riservando tutte le sue attenzioni per la sua amante, Diana di Poitiers.

Caterina odiava fortemente Diana, ma dovette sopportare la sua presenza per tutta la vita, per il bene del marito.

D’altra parte la sua era una situazione difficile, perché ci vollero dieci anni prima che riuscisse a dargli un erede. Dieci anni in cui dovette sopportare i pettegolezzi di corte sulla sua presunta sterilità. Purtroppo anche con l’arrivo del primo erede, seguito poi da altri otto figli, la situazione non cambiò per Caterina, che fu sempre messa in disparte da Enrico, ormai innamorato di Diana.

 

L’unica vera consolazione per Caterina era il cibo, su cui sfogava tutti i suoi dispiaceri. Non solo amava mangiare, ma aveva anche gusti molto raffinati.

Con l’aiuto dei cuochi fiorentini che aveva portato con sé in Francia, riuscì a cambiare la cucina francese introducendo innanzitutto l’uso dell’olio d’oliva e delle salse, tra le quali la famosa besciamella. 

Le frittate, tanto amate in casa medici, divennero le omelette francesi, quando Caterina portò con sé questo metodo di preparazione dell’uovo con le verdure.

Importò dalla Toscana anche la carabaccia, la zuppa di cipolle, che poi in Francia divenne l’amata soupe d’oignons.

 

Caterina inoltre divise i piatti salati da quelli dolci, che tanto amava. Il suo pasticcere di fiducia, Pantanelli, creò per lei in Francia la pasta choux per fare i bignè (“choux” significa cavolo in francese, e una volta cotti i bignè somigliavano proprio a dei cavoletti di bruxelles). I francesi amarono molto questa preparazione, che usarono per le famose eclaire.

Ancor più famosi, divennero i sorbetti del fiorentino Ruggeri, deliziosi dessert fatti di “ghiaccio all’acqua inzuccherata e profumata”.

Ma la vera rivoluzione sulle tavole francesi, fu portata dall’introduzione dell’uso della forchetta. All’epoca infatti, anche a corte in Francia, si mangiava ancora con le mani. Per mangiare con pulizia, Caterina rese obbligatorio l’uso della forchetta, che a Firenze era già adoperata da tempo.

Pare che non fu facile far abituare il marito e i nobili francesi a questo nuovo utensile, che inizialmente utilizzavano in modo maldestro, sporgendosi con tutto il corpo sul piatto per avvicinare il boccone alla bocca.

 

Tuttavia, Caterina non si limitò però a portare nuovi usi e costumi a tavola.

Negli anni, nel tentativo di piacere al marito, introdusse varie innovazioni anche nel campo della moda femminile.

Arrivata in Francia, si sentiva insicura e non voleva che la sua bassa statura la facesse apparire ridicola accanto ad Enrico il giorno del matrimonio. Quindi con l’aiuto di un artigiano fiorentino progettò i primi tacchi a spillo moderni, invenzione, che come sappiamo, rivoluzionò per sempre il mondo della moda.

Caterina amava così tanto Enrico, che alla sua morte, a seguito di un incidente in un torneo, ella decise di portare il lutto per tutta la vita.

Ma perfino allora non smise di cercare di apparire più bella, per quanto la sua corporatura lo permettesse.

Il colore del lutto per i reali era il bianco, e non le donava affatto. Allora decise che non avrebbe indossato il bianco, il colore del lutto per i reali, perché non le donava affatto. Preferì invece il nero, colore che la snelliva e che si sentiva a suo agio a indossare.

 

Un’altra novità, introdotta da Caterina alla corte Francese nel Cinquecento, fu l’uso del corsetto.

La sua passione per il cibo, l’aveva portata a mettere su molto peso, ma lei desiderava ardentemente di apparire più snella e più bella agli occhi del marito. Ecco che quindi decise di utilizzare sotto gli abiti un corsetto per snellire un po’ il punto vita.

Quest’aggiunta nel guardaroba femminile fu accolta in breve tempo da tutte le donne francesi e rimase in uso per secoli.

Ma non finisce qui, con Caterina il guardaroba delle signore si arricchì di un altro prezioso capo d’abbigliamento.

Fu infatti in grado di promuovere l’uso delle mutande fra le signore, perché a detta sua, cavalcare senza questo importante indumento intimo, era davvero scomodo e disdicevole!

 

Sebbene la Storia tenda a ricordarla come una donna austera, assetata di sangue, forse implicata nel massacro della notte di San Bartolomeo, oggi appare chiaro quanto importante sia l’eredità lasciata da Caterina de Medici ai posteri.

Sicuramente, non possiamo che essere grati alla donna che ha reso famoso il gelato!

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