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L'Ultima Cena di Plautilla Nelli: una pittrice nel Rinascimento

E’ stata da poco restaurata una delle più grandi opere d’arte realizzate da una donna nel Rinascimento, l’ultima Cena di suor Plautilla Nelli (1524-1588), dipinta a metà del XVI secolo.  Un restauro durato 4 anni, finanziato attraverso una campagna di crowdfunding dalla AWA (Advancing Women Artists Foundation) e portato avanti da Rossella Lari, che ha finalmente permesso di ricollocare l'opera nel refettorio del museo di Santa Maria Novella.

Nata in una famiglia benestante con il nome di Polissena Margherita Nelli, nel 1538, fu costretta dalla famiglia ad entrare in convento, in quello che allora era il convento di Santa Caterina da Siena in Via Larga (oggi Via Cavour). Prendendo il velo, all’età di 14 anni, Polissena divenne suor Plautilla, l’unica donna ad essere riconosciuta come artista del Rinascimento a tutti gli effetti.

In quanto suora, non le fu possibile approfondire gli studi di anatomia umana, poiché le era vietato di dipingere dal vero un modello maschio. Dovette quindi prendere spunto da opere già esistenti, in particolare dai disegni di Frà Bartolomeo, erede di Beato Angelico, che insieme alle opere di Perugino e Andrea del Sarto, influenzarono molto lo stile di Plautilla.

Pare che per ovviare a questa impossibilità di studiare il nudo maschile, allo scopo di riprodurre il cristo nei suoi quadri, Plautilla dovette accontentarsi di studiare l'anatomia del corpo di una monaca defunta. Le altre suore non mancarono di commentare questa sua pratica con un certo sarcasmo, dicendo che Plautilla, al posto di Cristo faceva le “Criste”.

Non stupisce quindi l'aspetto femmineo degli apostoli dipinti da Plautilla. La sua Ultima Cena è un'enorme tela di 7 metri, popolata da figure a grandezza naturale, rese con grandi pennellate tipiche dello stile pittoreo della Nelli. I movimenti e i gesti degli apostoli, delicati e femminili, accompagnano l’espressione dei moti dell’animo espressi dai loro volti, e  e ogni dettaglio è trattato con grande sapienza.

A completare il grande quadro venne aiutata da alcune sorelle, avendo messo su una vera e propria bottega, tutta la femminile, all'interno del convento.  Bottega peraltro molto attiva - tanto da venire menzionata dal Vasari nelle sue “Vite” - che rese le suore economicamente indipendenti grazie alla vendita di dipinti commissionati dai nobili fiorentini.

 

E' vero che quello dell'arte era un mondo prettamente maschile, dove le donne non trovavano posto. Questo non significa che non fossero comunque attive in campo artistico, lavorando nelle retrovie, e capacissime di creare opere di grande bellezza.  

Ce lo ha dimostrato Plautilla Nelli, dipingendo una spettacolare Ultima Cena, unica nel suo genere, e sfidando le convenzioni sociali secondo le quali quello era un tema che poteva essere dipinto solo da artisti affermati, al massimo della loro carriera. 

Se questo è ciò che un'umile suora è riuscita a fare creare da pittrice autodidatta, possiamo solo immaginare cosa avrebbe potuto fare se solo avesse potuto giovare di una formazione completa come i suoi colleghi uomini. Certamente i musei e le chiese sarebbero ancora più ricchi di opere meravigliose di cui innamorarsi.

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