YOUR FLORENCE EXPERIENCE

FINE ARTS AND
CULTURE ACADEMY

Il vino di Leonardo da Vinci era torbido e pesante da digerire

Ė arrivata fino a noi una lettera di Leonardo da Vinci che parla di vino, anzi del vino da lui prodotto a Fiesole:

"Da Milano a Zanobi Boni, mio castaldo. 9 Dicembre 1515. Non furono secondo la espettatione mia le quatro ultime caraffe et ne ò auto rammarico. Le vite de Fiesoli in modo miliori allevati, furnire devriano all’Italia nostra del più ottimo vino, come a Ser Ottaviano. Sapete che dissi etiamdio che sarebbe a cuncimare la corda quando posa in el macigno, con la maceria di calcina di fabriche o muralie demoliti, et questa assiuga la radicha, e lo stelo; e le folie dall’aria attranno le substantie conveniente alla perfectione del grapolo. Poi pessimamente alli dì nostri facemo il vino in vasi discuoperti etcosì per l’aria fuggi l’exentia in el bullimento, et altro non rimane che un umido insipiente culorato dalle buccie et dalla pulpa: indi, non si muta come fare si debbe, di vaso in vaso, et per lo che viene il vino inturbidato et pesante nei visceri. Conciosiacosaché si voi et altri faciesti senno di tale raggioni berremmo vino excellente. M.N.D. Vi Salvi. Leonardo

Ne tentiamo una versione in italiano moderno:

Da Milano a Zanobi Boni, mio fattore. 9 Dicembre 1515. Non furono secondo le mie aspettative le ultime quattro caraffe e mi è molto dispiaciuto. Le viti di Fiesole coltivate in modo migliore, dovrebbero fornire all'Italia nostra del vino molto più buono, come quello di Ser Ottaviano. Sapete che già vi dissi che si dovrebbe concimare la base della pianta con pezzi di calcina di edifici o muri demoliti per asciugare le radici, e lo stelo; e le foglie dall'aria trarranno le sostanze adatte per un grappolo perfetto. Poi, al peggio, noi ora abbiamo fatto il vino in tini scoperti e così l'essenza se ne è fuggita durante la fermentazione, e non rimane altro che un liquido senza sapore, colorato dalle bucce e dalla polpa; in più non si travasa come si dovrebbe da contenitore a contenitore, e per questo il vino viene torbido e pesante da digerire. Per questo, se voi e gli altri trarrete un insegnamento da questi ragionamenti, berremo un vino eccellente. Che dio vi salvi. Leonardo. 

Il rapporto tra gli artisti e le bevande alcoliche è una storia senza fine. Leonardo da Vinci apprezzava il buon vino e anche lo produceva. Nel testo si lamenta con il suo fattore della qualità del vino della sua vigna di Fiesole. Sappiamo che ne aveva una anche a Milano, che si occupava di tecniche agrarie, progettava botti e attrezzi agricoli. Nel testo cita tre tecniche di viticoltura ed enologia che il fattore non avrebbe seguito. Abbiamo chiesto un commento al nostro amico Sandro Bosticco, sommelier e docente di chiara fama di scienze enogastronomiche. Leonardo si lamenta che l’impianto delle viti è stato fatto male, senza concimazione di calce alla base, necessaria per rendere il terreno più permeabile e adatto alla vite: giusto, così si doveva fare all’epoca per migliorare i terreni. Poi afferma che il vino ha perso le sue essenze, volate via perché è stato fatto fermentare in un contenitore aperto: falso, la prima fermentazione deve obbligatoriamente avvenire in contatto con l’aria e la percentuale di essenze perse è insignificante. Infine sgrida il fattore per non aver travasato il vino, la conseguenza è che è torbido e pesante: giusto, il vino deve essere sempre travasato! Non sappiamo se Zanobi Boni abbia imparato a fare il vino …. speriamo per Leonardo.  

Iscriviti ora

Rimani aggiornato sulle nostre novità...iscriviti alla nostra newsletter!