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Street Art a Firenze - Gli uomini pesce fumano la pipa

Gli artisti di strada, almeno a Firenze, amano i pesci e le creature marine. Ce ne sono moltissimi, forse per l’idea molto suggestiva che “nuotano” nel cemento. La sensazione magica del mondo liquido, senza suoni e senza gravità. 

Per i Babilonesi gli uomini pesce erano importanti: chiamati Apkallu, erano esseri semidivini, emersi dall'abisso primordiale, inviati dal dio Enki per insegnare agli uomini i mestieri, i principi morali e civili. Nella mitologia greca Tritone, l'uomo-pesce, l'uomo-sirena, è figlio di Poseidone, il dio del mare e di una ninfa. Raffigurato con la pelle verde e le gambe a coda di pesce, segue il padre e riesce a calmare le tempeste suonando un corno di conchiglia, una divinità benefica. In basso la raffigurazione di Tritone da un bassorilievo ellenistico di una Gigantomachia del II secolo d.C., da Afrodisia (Turchia), ora al Museo Archeologico di Istanbul (foto di Giovanni dell'Orto 28.5.2006). 

Non sappiamo che cosa avesse in testa il nostro artista di via Alderotti, ma la sua opera ci mostra un essere prevalentemente pesce, di un colore bianco-azzurro da pesce, il verde mitologico greco è evitato. Solo il volto è umano, sguardo deciso con naso a patata, con un piccolo braccio che tiene in mano la pipa fumante. Gli schizzi intorno danno l'idea del movimento, o meglio del nuoto. Tecnica classica con carboncino e bomboletta spray. 

L’opera si sovrappone a un precedente tag giallo e a un indefinibile essere bluastro sotto la pipa, che potrebbe essere della stessa mano. L’uomo pesce nuota sul muro della fabbrica abbandonata delle Officine Galileo, una storia fiorentina di cui parleremo in futuro. Firenze, via Taddeo Alderotti.



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