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Manga: dalle origini ad oggi

In Italia come in molti altri paesi dell’occidente, i fumetti vengono ancora considerati dai più un prodotto per bambini, poiché siamo abituati al fatto che il racconto con le figure è quello utilizzato nelle favole per l’infanzia.
In particolare il manga giapponese, che fa anch’esso uso di immagini con figure spesso dai tratti infantili, non viene escluso da questo radicato pregiudizio. Tuttavia, si tratta di un prodotto grafico di grande qualità artistica, spesso caratterizzato da contenuti molto profondi e che paradossalmente, per i nostri standard non sarebbero assolutamente adatti ai più piccoli. Certo, quando oggi si pensa al fumetto manga ci immaginiamo storie con ragazzini delle superiori, magie, robot e strani animali, ma non è sempre stato così. Questo genere letterario infatti, ha origini molto antiche ed ha subito profondi mutamenti nel corso dei secoli.

Le origini
Si ritiene che l’antenato del manga sia l’emakimono, opera narrativa dipinta su rotoli di pergamena, nata attorno al XII secolo. Il più famoso esempio di emakimono è il choju jinbutsu giga, che rappresentava una serie di animali antropomorfi.

Choju-Jinbutsu-Giga

Choju-Jinbutsu-Giga (鳥獣人物戯画) circa XII-XIII secolo, attribuito a Toba Sōjō in collaborazione con vari artisti.


Fu solo più tardi nel XVIII secolo, che alcuni artisti, tra cui il celebre maestro di ukiyo-e (stampa artistica giappopnese) Katsushita Hokusai, ad usare per primi la parola manga (disegni liberi) per indicare raccolte di disegni e schizzi che raffiguravano dettagli di paesaggi, animali, personaggi raffigurati nelle loro attività quotidiane e caratterizzati da varie pose ed espressioni differenti.
Questi volumi sono una preziosissima fonte di informazioni, poiché offrono un’ampia rappresentazione dei caratteri del popolo giapponese così come si presentava a quel tempo.
Il termine manga diventerà di uso comune solo dal 1900 per indicare in generale il fumetto di produzione nipponica.

Hokusai manga vol III

Pagine da Manga vol. III di Katsushita Hokusai: a destra Acrobati, a sinistra Danza del servo.


Nella seconda metà dell’Ottocento arrivarono in Europa, grazie all’apertura dei commerci con l’oriente, le prime xilografie, fogli dei celebri volumi manga di Hokusai, stampe di Utamaro e Hiroshige, di cui gli artisti occidentali - primo fra tutti Van Gogh - si innamorarono a prima vista. Questi artisti europei iniziarono a studiare il tratto distintivo del pennello giapponese, la raffigurazione della natura e della quotidianità, il taglio inconsueto - oggi considerato “fotografico” - dell’immagine nipponica, ed incorporarono questi elementi nella loro arte. Era l’inizio di quel fenomeno chiamato Giapponismo

Giapponismo

Vincent Van Gogh: a sinistra Susino in fiore 1887, a destra Capanne di Saintes-Maries 1888

L’evoluzione in fumetto
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Giappone a sua volta subisce l’influenza dell’occidente, e dalla commistione del tradizionale manga e dei fumetti e cartoni animati americani, nasce quel prodotto editoriale unico nel suo genere che conosciamo oggi come fumetto manga.
Caratteristiche del manga giapponese sono il suo formato tascabile, la lettura da destra verso sinistra e l’uso del monocromo. Molto diversi dai colorati fumetti occidentali, la quasi totalità dei manga è in bianco e in nero ad eccezione della copertina, per questo motivo utilizzano uno stile grafico ricco di chiaroscuro e giochi di ombre e luci molto marcati.

Negli ultimi tempi l’interesse per manga e anime (trasposizione animata del fumetto) sta crescendo in tutto il mondo, qui rimane un prodotto che ancora leggono per lo più i ragazzi. Se una persona adulta leggesse fumetti in pubblico susciterebbe qualche sguardo critico, e probabilmente verrebbe giudicata essere dai più una persona infantile. Per il giapponese invece, il racconto per immagine ha la stessa dignità del racconto scritto, tanto che è cosa assolutamente normale avvistare nelle metro giapponesi persone adulte, spesso anche anziani, leggere manga mentre vanno o tornano dal lavoro.
Per essere un paese che da sempre ha amato l’arte e prodotto opere di altissimo livello, tendiamo a dimostriamo scettici e un pò snob quando si tratta di arti “minori” che non siano pittura e scultura.
Forse dovremmo prendere esempio dal Paese del Sol Levante, dove proprio grazie ai manga, il mercato editoriale continua a resistere nonostante l’avvento del digitale, mentre in Italia la crisi del libro cartaceo si fa ormai sempre più profonda.
Riusciremo un giorno a riconoscere fumetto, illustrazione e animazione come opere grafiche degne di rispetto? Forse no, ma sembra strano mantenere una mentalità così chiusa in un mondo che sempre più basa la comunicazione sull’immagine. E in fin dei conti, se anche queste immagini considerate così infantili ci strappassero qualche sorriso in più, farebbe poi così male?

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