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Oltre il Rinascimento a Firenze – Il quartiere di Sorgane

Per chi si interessa di architettura, Sorgane è un quartiere di Firenze sicuramente da visitare. Nel 1957 si decide di costruire qui una città satellite di case popolari, un piano molto ambizioso. Inizialmente pensato per 12.000 abitanti, il progetto è affidato a un gruppo di giovani architetti coordinati da Giovanni Michelucci, il più importante architetto toscano del XX secolo. Sono gli anni di Giorgio La Pira, sindaco di Firenze dal 1951 al 1965, un uomo dal forte impegno sociale e religioso che, in nome della solidarietà, ha legato il suo nome alla realizzazione di molti dei quartieri di case popolari della città.

 

Il progetto originale, tutto strutturato secondo una griglia simmetrica con isolati ortogonali e con almeno il 50% della superficie destinata a verde pubblico, prevede una “città bassa” in pianura e una “città alta“ in collina. Per la “città alta”, dove si sarebbero dovuti trovare i servizi amministrativi, la scuola e la chiesa, Michelucci - architetto visionario - pensa a un “secondo Piazzale Michelangelo”, collegato con quello originale da un prolungamento del Viale dei Colli.

Naturalmente scoppiano le polemiche. Per una serie di motivi il progetto viene ridimensionato: la “città alta” e il secondo piazzale cancellati, e il piano abitativo previsto solo per 4000 abitanti, un terzo del progetto originale. Se fosse stato realizzato, sarebbe stata un’opera unica e dal grande impatto urbanistico, nonché uno dei quartieri di case popolari più grande d’Europa, caratterizzato da un’architettura visionaria di alto livello estetico e fantasia costruttiva. Sarebbe stato un esperimento di città modernista, adatto ai libri di Storia dell’Architettura.

Uno dei motivi del ridimensionamento, fu che il progetto, posizionato a sud-est della città, contraddiceva il piano regolatore del 1951 che prevedeva uno sviluppo urbano diretto verso ovest nella piana dell’Arno e verso Prato e Pistoia, lasciando intatte le colline e la zona ad est.

Michelucci si ritira e il progetto viene gestito da tre gruppi di professionisti, guidati dai suoi migliori allievi: Leonardo Ricci, Leonardo Savioli e Ferdinando Poggi, I lavori iniziano nel 1962 e si concludono in pochi anni.



All’entrata del quartiere il gruppo guidato da Poggi costruisce delle strutture in serie molto semplici, che introducono il vero cuore del quartiere, composto da 10 grandi strutture abitative, realizzate da Savioli e da Ricci. Sono quelle che loro chiamano “megastrutture”, edifici lunghi 200 metri e interconnessi tra loro. Organismi polifunzionali che contengono un alto numero di abitazioni, occupano relativamente poco suolo e si inseriscono in un’area con molto verde pubblico.

 

È una città concentrata, che condensa lo spazio abitativo per guadagnare terreno da utilizzare a scopo ecologico, sociale e funzionale. Le strutture sono prevalentemente su piloni, separate dal terreno e dall’umidità. L’aria circola liberamente e i grandi spazi aperti alla base sono destinati a giardini e punti d’incontro. I tetti non sono spioventi, ma orizzontali, sono tetti-terrazza, tetti-giardino ricchi di piante e di verde. La natura è intorno, ma può essere anche sopra o di lato. Alcuni edifici di Savioli, infatti, stanno sperimentando la tecnica della facciata verde (green facade), con piante arboree rampicanti aggrappate a graticci.

L’uso del cemento armato permette di dare agli edifici una struttura flessibile, non costretta dalle murature portanti che, determinano la struttura generale e limitano molto la creatività del progettista. Con il cemento armato, che di per sé fornisce alla costruzione uno scheletro portante, tutti i vuoti e i pieni, le facciate e le finestre – anche molto grandi -  possono essere collocati liberamente.

Le architetture possono prevedere un design molto dinamico, che include lunghi balconi aggettanti, balaustre, cornici, tettoie, scale esterne e torri.
I due edifici progettati da Leonardo Ricci, il cui nome è legato alla realizzazione del Nuovo Palazzo di Giustizia di Firenze, vengono chiamati la Torre e la Nave. Di grandi dimensioni, sono caratterizzati da un lungo ballatoio sospeso che li collega, accessibile da scale esterne.

L’intero progetto del quartiere di Sorgane, si basa sull’idea di aggregazione sociale, di vita comunitaria condivisa tramite spazi comuni. Un’ideale di vita che non si è realizzato. Tutte queste aree infatti sono oggi inutilizzate, chiuse o trasformate in parcheggi e magazzini. 
Nonostante ciò, Sorgane è  comunque uno dei quartieri di case popolari più interessanti d’Italia, perché costruito in uno stile omogeneo e coerente, esemplare del razionalismo e brutalismo italiano della fine degli anni ’60 del ‘900.



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