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Gli Alberi in versi di Giuseppe Penone alla Galleria degli Uffizi e in Piazza della Signoria

Ha già fatto parlare di sé la monumentale installazione di Giuseppe Penone intitolata Abete, che da marzo si trova in Piazza della Signoria. Un maestoso albero in acciaio e bronzo, alto oltre 22 metri.

La sua installazione nella piazza era solo l’anteprima della mostra dell’artista che dal 6 luglio al 3 ottobre si tiene agli Uffizi. La rassegna, dal titolo Alberi in versi, omaggia il Sommo Poeta nel settecentenario della sua morte e si ispira alla simbologia dei versi danteschi "L'albero che vive della cima" (Divina Commedia, Paradiso, 18: 28-30). Dante paragona l’albero al Paradiso, che riceve vita dalla cima, dall’alto invece che dalle radici, quindi da Dio. Si allude dunque ad un incontro tra il terreno e il divino, tra il mondo corporeo e quello concettuale, e alla materia che si forma dall’idea.

 

Giuseppe Penone lavora infatti principalmente sulla materia, in particolar modo sul legno.  L’albero è materia viva, in divenire, ma Penone riesce a congelarlo nel tempo con questa la sua installazione di metallo. Con un’altra opera, Continuerà a crescere tranne che in quel punto (1968-1978), in mostra all’interno della Galleria, riesce invece a plasmare la crescita della pianta. Il calco in bronzo della mano dell’artista è stato installato sul tronco di un albero ancora giovane e lasciato a stringerlo in una morsa che col tempo ne ha modellato la forma.

Forse la sua opera più poetica, che riflette sul tema del rapporto uomo-natura, e sulle tracce che il primo può lasciare dietro di sé nel mondo.

L’arte di Penone è fortemente basata sull’idea di un contatto che genera memoria e cambiamento, sulla modificazione della materia, sulla dialettica tra naturale e artificiale, e seguendo questo concetto, l’artista utilizza molto il calco e l’impronta.





In mostra troviamo opere della fine degli anni sessanta come Rovesciare i propri occhi (1970), in cui l’artista si fotografa indossando lenti specchiate, uno sguardo cieco che però riflette il mondo circostante; ma anche opere recenti come Persone e Anni (2020), qui esposto per la prima volta: un frottage di 15 metri realizzato sfregando delle foglie su tela di lino appoggiata al tronco d'un albero. In parallelo alla traccia “scritta” dalla corteccia dell’albero sulla tela, un testo scritto dalla mano dell’artista stesso.

Dalla “pelle” dell’albero riportata su tela di lino si passa a un’opera che rimanda sempre all’epidermide, utilizzando un elemento che la natura ha creato per perforarla: Spine d’acacia (2006-2014), una superficie ricoperta di spine come a formare una grande mappa o impronta.

 

Ancora un gioco di pieni e vuoti, di segni lasciati dall’uomo sulla natura si ritrova in un’opera del 1979, Soffio di foglie, dove Penone registra la propria presenza su un cumulo di foglie di bosso lasciandovi l’impronta del suo corpo e la traccia del suo respiro. Un “negativo” che dialoga perfettamente con il “positivo” del corpo dell'Ermafrodito al centro della sala. 


Più di trenta sono le opere di arte contemporanea tra sculture, installazioni, disegni e incisioni, che - indagando interno ed esterno, positivo e negativo, umano e vegetale, arte e natura - incontrano e si mescolano alle opere della Galleria degli Uffizi, il nuovo e l'antico in dialogo tra loro.
 L’arte di Penone invita a una riflessione filosofica sulla natura del Tempo.” spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt,Le opere dell’artista evocano i processi di crescita lunghi e lenti degli alberi e del mondo vegetale e pars pro-toto si configurano come un intervento e una traccia creativa dell’umanità nell’ambiente che ci circonda”.
Un tema su cui l’artista ha lavorato fin dagli anni ‘60, ma che rimane decisamente attuale.

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