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Il Terrazzo delle Carte Geografiche degli Uffizi: una testimonianza del potere della famiglia Medici in Toscana

Dopo due anni di restauri portati avanti dall’dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, possiamo tornare ad ammirare il Terrazzo delle Carte Geografiche degli Uffizi, un ambiente ricco di storia da cui si gode di una bellissima vista sulla città.

Giorgio Vasari aveva progettato questo spazio come una loggia aperta, ma fu chiusa alla fine del Cinquecento, quando dopo la vittoria di Firenze contro Siena, Ferdinando de’ Medici divenne Granduca di una Toscana da poco unificata.

Per celebrare questa conquista e la potenza la potenza del casato Mediceo, Ferdinando I fece creare e dipingere, rispettivamente dal cartografo Stefano Bonsignori e dal pittore Tommaso Buti, le mappe del territorio del Granducato di Toscana: grandi carte geografiche in scala 1:30.000, che riempiono le pareti della sala




Una parete è dedicata alla raffigurazione dell’Isola d’Elba, ridipinta a metà dell’ottocento, dopo che l’originale era andata perduta durante i lavori di ristrutturazione del terrazzo.
Accanto alla mappa dell’Elba, è ora esposto anche il raffinatissimo piano di tavolo cinquecentesco decorato in pietre dure con la tecnica del commesso fiorentino, raffigurante la Veduta del porto di Livorno e realizzato da Cristofano Gaffurri su disegno di Jacopo Ligozzi.

Le mappe geografiche sono incredibilmente dettagliate ed eleganti, impreziosite da decorazioni e dai toponimi scritti in oro.
Sul soffitto a cassettoni invece, dipinto con motivi mitologici e allegorie, fu realizzato da Jacopo Zucchi a Roma dove risiedeva Ferdinando prima di diventare Granduca, e trasportato per intero a Firenze. 




La bellissima sala, riportata al suo originale splendore può tornare ora a raccontare la storia del territorio toscano, e chissà, forse anche ad emozionare i visitatori così come accadeva nel film La Sindrome di Stendhal (1996) di Dario Argento, che ambientò proprio qui la scena in cui la protagonista perdeva i sensi sopraffatta dalla bellezza delle opere d’arte in essa contenute.

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