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I paesaggi interiori di Anj Smith al Museo Stefano Bardini

"Adoro l'idea che la pittura, tecnologicamente inutile, possa ancora ipnotizzarci e sedurci." Dice l'artista Anj Smith, una dichiarazione che lascia spazio a una riflessione, non solo sulla pittura, ma sull'arte stessa.

L'arte viene creata e consumata perché gli esseri umani bramano di esprimersi, di guardare qualcosa di bello, qualcosa che li commuova, qualcosa che li faccia interrogare su se stessi e il mondo, qualcosa che li sconvolga persino.

Non ha davvero bisogno di uno scopo pratico, "utile" nella tua vita di tutti i giorni, ma nonostante ciò, si è naturalmente rivelata in passato come un elemento fondamentale allo sviluppo della cultura di tutte le civiltà ed è ora diventata specchio della nostra società.

La mostra Anj Smith. A Willow Grows Aslant the Brook, la prima mostra personale in un museo italiano della pittrice britannica, espone una selezione di 12 sue opere. Immagini estremamente dettagliate, che rappresentano i paesaggi interiori dell'artista.

Toccando temi come identità, mortalità, sessualità, l'arte di Anj Smith parla agli osservatori e li intriga. I suoi dipinti, costituiti da ritratti, nature morte e paesaggi desolati, popolati da volti stanchi, oggetti e strani animali, ricordano in qualche modo opere di artisti surrealisti come Max Ernst or Salvador Dalí.

L'eleganza e la precisione delle opere di Anj Smiths creano un forte contrasto con il senso di inquietudine che suscitano, esse lasciano lo spettatore con un senso di disagio che non può essere completamente spiegato.





Grazie alla collaborazione tra Hauser & Wirth e Museo Novecento, ora queste opere interagiscono con la straordinaria collezione di arte antica del Museo Stefano Bardini.

L'osservatore è invitato ad essere paziente e ad osservare con attenzione queste immagini ricche di dettagli. In questo modo l’artista ci spinge a rallentare, elaborare, pensare, per riprendere un po' di coscienza invece di continuare a camminare nel sonno attraverso le nostre vite.

In mostra fino al 1 maggio 2022 al Museo Stefano Bardini.

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