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I mondi visionari di Escher a Firenze

Creatore di mondi visionari, geniali, impossibili, M.C. Escher fu uno dei più originali artisti del XX secolo. Le sue xilografie, litografie ed incisioni sono ormai entrate a far parte dell’immaginario collettivo e riescono ancora a oggi ad affascinare e stupire.

La grande mostra fiorentina, ospitata nelle sale del Museo degli Innocenti, propone più di 200 opere dell’artista olandese, divise in 8 sezioni, che presentano alcune delle sue opere più iconiche, tra le quali Autoritratto allo specchio (1935) e Mani che Disegnano (1948).

 

La mostra parte dai suoi primi lavori ispirati dall’Art Nouveau, da cui emerge anche il suo interesse per la natura ed i paesaggi, per poi articolarsi in un percorso che illustra tutta la sua prolifica carriera, influenzata dai suoi frequenti viaggi.

Escher visitò l’italia per prima volta con i suoi genitori e ci tornò poi diverse volte, attratto dalle bellezze paesaggistiche e architettoniche, prima di trasferircisi nel 1923. Visse qui per anni, studiando i paesaggi e le geometrie che si trovano alla base degli elementi della natura.

Nonostante il suo amore per l’Italia, dovette trasferirsi nel momento in cui, negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, il clima politico cominciò a farsi pesante.

Si spostò quindi prima in Svizzera e poi in Spagna, nel 1936. Quest’ultimo viaggiò si rivelò tuttavia importantissimo per la maturazione della sua arte grafica. Infatti, dopo aver visitato L’Alhambra a Granada, sviluppò un interesse per le tassellature moresche, decorazioni geometriche basate su forme che si ripetono, ricoprendo un intera superficie.



Escher studiò a fondo questa forma di decorazione e la assimilò alla sua arte, modificandone le forme puramente geometriche e trasformandole in figure animate: geometrie che diventano uccelli, pesci, lucertele, per poi tornare ad assumere una struttura geometrica come quella di un alveare. Talvolta questa metamorfosi viene usata dall’artista per delineare elementi complementari e al contempo opposti, ancor meglio evidenziati dalla cromia grafica del bianco e del nero.

 

Da sempre attratto dalla struttura dello spazio, dopo aver lasciato l’Italia non rappresentò più il mondo in modo lineare, ma inizierò a plasmarlo a suo piacimento, mostrandoci contemporaneamente diversi punti di vista, creando immagini tridimensionali, impossibili, sorprendenti, che confondono e affascinano l’osservatore.

Le architetture si intersecano, gli ambienti perdono di gravità e di limiti, mostrandoci strutture che si articolano in modo circolare e dove le figure che le abitano si perdono come in un labirinto senza uscita.

Questa unione di natura, scienza, matematica, design e arte hanno reso le opere di Escher particolarmente apprezzate non solo dal grande pubblico ma anche dalla comunità scientifica.

La compenetrazione di mondi diversi, di punti di vista diversi, e della tassellatura, sono cifre stilistiche caratteristiche dell’arte escheriana, che risulta riconoscibile a prima vista.

Rappresentate con grande precisione e ricchezza di dettagli, queste immagini impossibili, se viste dal vero sono ancora più potenti e capaci di ipnotizzare l’osservatore. Avete tempo per andare ad ammirarle fino al 26 Marzo!


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