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Alphonse Mucha, la Seduzione dell'Art Nouveau a Firenze

Tra fine Ottocento e inizio Novecento Parigi è il centro del mondo dell’arte, è la Belle Époque e quasi tutte le nuove tendenze artistiche partono dalla capitale francese.
Fotografia e cinema danno un nuovo taglio alle immagini e permettono di mostrare il mondo da nuovi punti di vista, riempiendo il pubblico di meraviglia. L’industria mondiale è in espansione, le ferrovie e le grandi navi riducono le distanze. Nuove tecnologie rendono le attività quotidiane più facili e possibile la produzione industriale a costi bassi. Si produce di più e per una fascia più ampia di popolazione, quindi si compra anche di più, di conseguenza bisogna saper vendere meglio i prodotti. Nascono i manifesti pubblicitari, grandemente influenzati fin da subito dalle stampe giapponesi.

E’ in questo contesto storico raggiunge la popolarità l’artista ceco
Alphonse Mucha, pittore, scultore e grafico pubblicitario, protagonista della mostra al Museo degli Innocenti di Firenze fino al 7 aprile: Alphonse Mucha. La seduzione dell’Art Nouveau.
Mucha sviluppò uno stile unico ed iconico, ancora oggi amato e riconosciuto in tutto il mondo, che pone sempre al centro la figura femminile, forte, carismatica e di grande eleganza. Le sue donne sono sensuali e allo stesso temo innocenti, icone di bellezza senza tempo.
Nella cultura occidentale la concezione della donna inizia a mutare durante la Belle Époque. Mentre fino ad allora la donna veniva vista e rappresentata come una creatura docile, passiva, pura e domestica, tra la fine del diciannovesimo e l'inizio del ventesimo secolo l'arte inizia a fornire un concetto più progressista di femminilità ideale. La donna del nuovo secolo, è progressista, moderna,  soggetto sempre più attivo nella sfera pubblica e partecipe delle attività sociali.
Mucha si fa promotore di questa nuova femminilità, mettendo le donne al centro delle pubblicità di prodotti commerciali a cui un tempo era associata tipicamente la sfera maschile: donne attive e atletiche che vanno in bicicletta, che bevono alcolici e che fumano, donne che si stanno emancipando e che non stanno più solo a casa ma vivono anche fuori, tra la gente.


Una donna in particolare diventa la sua musa per eccellenza, l’attrice
Sarah Bernhardt, incontrata a Parigi nel 1985, quando a Mucha, che era ancora sconosciuto nel mondo dei manifesti pubblicitari, viene commissionato il manifesto per promuovere la commedia teatrale “Gismonda”.
L’originalità della composizione, la linea elegante, il formato insolitamente lungo della locandina e i colori pastello riscuotono subito enorme successo e si guadagnano anche l’ammirazione della “Divina” Sarah che propone all’artista un contratto in esclusiva per sei anni, sia come illustratore che come direttore artistico per le opere da lei interpretate.
La collaborazione tra i due portò a entrambi grande fama, Mucha divenne il più richiesto grafico del tempo e Sarah Bernhardt divenne una rinomata star del teatro.


Il linguaggio di Mucha prende spunto da diverse fonti: le  stampe giapponesi, i dipinti dei Preraffaelliti, le forme della natura tipiche di tutta l’
Art Nouveau,la decorazione bizantina e quella slava.
E’ uno stile unico e immediatamente riconoscibile e le aziende se lo contendono per pubblicizzare i propri prodotti. Nascono per mano di Mucha rinomate campagne pubblicitarie come quelle dello champagne Moët & Chandon, del cioccolato Nestlé, e delle sigarette JOB.
Nel 1904, Mucha si allontana dalla Francia per seguire i suoi ideali e arriva a New York sul transatlantico La Lorraine. La sua fama lo aveva preceduto in America e trova subito fortuna anche qui, riceve diverse commissioni come ritrattista, insegna a New York, Chicago e Philadelphia e riesce a mettere da parte una cospicua somma di denaro per finanziare il grande progetto che aveva in mente da tempo.
Nel 1910 torna quindi Praga dove si dedica per quasi venti anni al ciclo pittorico dell’Epopea slava, considerato il suo più grande capolavoro: un’opera colossal, terminata del 1928, che racconta i principali avvenimenti della storia slava in venti enormi tele.

Il percorso della mostra al Museo degli Innocenti è diviso in sei sezioni, che ripercorrono cronologicamente la carriera artistica e la vita di Mucha, per poi concludersi con una sezione dedicata allo sviluppo del linguaggio dell’Art Nouveau in Italia, celebrando uno dei più importanti artisti fiorentini del tempo, Galileo Chini. E' presente anche un corridoio a specchi, con proiezioni video dei particolari delle opere di Mucha che gli amanti dei selfie da instagram apprezzeranno molto.
Una mostra davvero imperdibile, dove la bellezza e l’eleganza sono protagoniste, in tipico “stile Mucha”.


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