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Escursioni fuori Firenze – Le Cave di Maiano

Il Monte Ceceri è una collina tra Fiesole e Settignano a nord della città. Un’area naturale protetta, molto frequentata dai fiorentini per passeggiate e picnic, e per fare arrampicata.  Si dice che il nome del luogo derivi dal soprannome dato dai fiorentini ai cigni, una volta presenti in grande numero su questo poggio, chiamati "ceceri" poichè l'escrescenza sul loro becco somiglia ad un cece. Oggi il monte è ricoperto da una fitta foresta di pini, cipressi, querce e tigli, ma fino agli inizi del 1900 era completamente brullo perché qui, fin dal 1400, si ricavava la pietra arenaria utilizzata per costruire Firenze. Già gli Etruschi l’avevano usata per costruire le mura di Fiesole e le tombe di Comeana.
Utilizzata anche per costruire Il Laghetto delle Colonne nella vicina Fattoria di Maiano, la pietra serena può essere trovata in tutte le architetture rinascimentali di Firenze. L’ultimo edificio in cui fu utilizzata è la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, inaugurata nel 1935.

Michelangelo Buonarroti, secondo l’uso del tempo, fu “messo a balia”, in questa zona, a Settignano, e passò l’infanzia presso una famiglia di scalpellini, cioè operai che lavoravano nelle cave. Quando gli chiedevano perché preferisse la scultura tra le arti, Michelangelo raccontava di questo periodo della sua vita in mezzo agli scalpellini, dove aveva bevuto “latte impastato con la polvere di marmo". Il sentiero che unisce Fiesole e Settignano attraverso il Monte Ceceri si chiama ora sentiero degli scalpellini.

Nel 1600, data l’importanza delle cave, il governo mediceo proibì di edificare case nella zona e utilizzare il terreno della collina per scopi diversi. Solo due piccoli borghi furono costruiti, Borgunto in alto e Maiano in basso, entrambi abitati esclusivamente da scalpellini. Le cave erano di due tipi: a cielo aperto dette “tagliate” e le “latomie” o “cave ficcate”, gallerie scavate nella roccia seguendo le vene di pietra serena. La latomia più famosa, diventata un monumento, è la Grotta Braschi.

Monte Ceceri è noto anche per gli esperimenti di volo di Leonardo da Vinci. La tradizione racconta che un suo allievo di nome Tommaso Masini, detto Zoroastro da Peretola, abbia provato a volare con la macchina per volare costruita da Leonardo e disegnata nel Codice sul volo degli uccelli, conservato nella Biblioteca Reale di Torino. Il tentativo non ebbe successo e pare che Zoroastro si sia rotto le gambe. Leonardo stesso ne parla, scrivendo:

Del monte, che tiene il nome del grande uccello, piglierà il volo il famoso uccello, ch’empierà il mondo di sua gran fama … Piglierà il primo volo il grande uccello, sopra del dosso del suo magno cecero, empiendo l'universo di stupore, di sua fama tutte le scritture e gloria eterna il nido dove nacque»

Oggi la parte bassa della collina presenta una parete di roccia alta 25 m, che viene usata come falesia, cioè un’area per la pratica dell’arrampicata sportiva, con corda chiodata con placche di ancoraggio. Davanti alla falesia c’è un grande e bellissimo prato, adatto per fare picnic e rilassarsi. Un'atmosfera veramente idilliaca.



Le  cave "tagliate" all'aperto e le "latomie".


Le macchine volanti di Leonardo

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